Aperture del 25 aprile, uno schiaffo anche alle istituzioni

«La deregulation
delle aperture festive non ha portato a nessun incremento né dei fatturati né
dell’occupazione, che non è cresciuta, ma è divenuta meno tutelata e più
precaria. È un modello sbagliato, pertanto, non soltanto dal punto di vista
sociale, ma anche economico, che può e deve essere rivisto. Ecco perché la Cgil
auspica che la norma approvata dalla nostra Regione, e impugnata dal Governo,
venga confermata dalla Consulta, contribuendo a una svolta legislativa e
culturale anche a livello nazionale». Queste le parole con cui, alla vigilia
del 25 Aprile, il segretario regionale Villiam Pezzetta torna a ribadire il
fermo no della Cgil alla liberalizzazione delle aperture. «La recente sentenza
del tribunale di Pordenone ““ aggiunge”“ conferma quanto sostenuto dal sindacato,
e cioè che nessuna legge e nessun contratto possono rendere il lavoro festivo
obbligatorio. Un motivo in più per riflettere sull’efficacia di un modello
dettato esclusivamente dalle esigenze, vero o presunte, del mercato, senza
alcuna considerazione per le sue ricadute sociali e culturali e anche per i
suoi effetti sulla piccola distribuzione, cannibalizzata sull’altare della deregulation».
Duro, infine, il giudizio
del segretario sulla scelta, già  annunciata da molte aziende della
distribuzione, di tenere aperte le saracinesche in occasione della Festa della
Liberazione: «Il problema ““ dichiara Pezzetta ““ non può essere liquidato con la
disponibilità  a pagare una sanzione, perché riguarda in primo luogo il rispetto
delle leggi e quindi delle istituzioni, sacrificato anch’esso, così come i
diritti dei lavoratori, in nome del dio mercato».