«Assunzioni in sanità , da Asufc promesse senza sostanza»

La situazione nel settore sanitario pubblico della provincia udinese è allarmante a causa della prolungata mancanza di personale infermieristico e altri operatori sanitari, che nel primo semestre del 2023 sono ulteriormente calati. Questa carenza è un problema che è stato segnalato da vari attori nel settore e ha avuto ripercussioni significative sulla qualità  dell’assistenza sanitaria fornita alla comunità . 
La criticità  risiede anche nella mancanza di una solida organizzazione nell’azienda sanitaria più ampia della regione, che comprende diverse realtà  eterogenee e un vasto territorio che non ha eguali nel resto del Friuli Venezia Giulia. La direzione di Asufc sembra essere incoerente nella sua narrazione e nei suoi annunci riguardanti l’assunzione di nuovo personale. Nel maggio del 2022, come sancito dal Pal e nel piano triennale dei fabbisogni, davanti a un tavolo ufficiale dal Prefetto e alla Fp Cgil, non al tavolo di un bar, il direttore generale Caporale aveva annunciato e promesso l’assunzione di oltre 500 nuove persone e aveva dichiarato che il reclutamento era già  in corso. Peccato che i documenti aziendali Pal 2023 e il secondo rendiconto infrannuale 2023 attestino 8.849 dipendenti al 31 dicembre 2022 a fronte dei previsti 9.406. 
Oggi emergono tuttavia notizie che indicano come solo ora, dopo richieste tardive di alcuni, quegli impegni verranno presi in considerazione. Come se non bastasse, dagli stessi documenti si evince che l’azienda programma un fabbisogno per fine 2023 di 9.512 dipendenti, di cui 3.563 infermieri, mentre sappiamo che al 30 giugno 23 i dipendenti sono addirittura calati rispetto all’anno scorso, a quota 8.826: in calo anche gli infermieri, scesi a 3.270. Queste incertezze e la mancanza di coerenza sollevano perplessità  sulla serietà  dei piani di assunzione e suggeriscono che potrebbe trattarsi più di un’esibizione per l’opinione pubblica piuttosto che di un autentico programma di reclutamento.
Sempre dal secondo rendiconto infrannuale e dalla sua relazione illustrativa si nota che i costi relativi all’incremento del fondo produttività  del personale non sono stati incrementati e che la proiezione al 31. dicembre delle prestazioni aggiuntive del comparto andrà  a oltre 2,4 milioni di euro, suddivise tra emergenze, urgenza e altro, e si avrà  un costo per la libera professione stimato di oltre 3 milioni di euro, senza incidere minimamente sui tempi di attesa. Inoltre, si fa notare che la strategia di incentivare il personale esistente con tariffe più elevate per far fronte alla carenza di personale è insostenibile nel lungo termine. Il personale già  presente è costantemente sottoposto a turni massacranti e non ha neanche il tempo di bilanciare il proprio tempo di vita. Ciò rischia di causare esaurimento e demoralizzazione tra i professionisti, con effetti negativi sulla qualità  dell’assistenza fornita. 
La situazione è resa ancora più critica dalle dimissioni in aumento e dalla mancanza di programmazione adeguata delle assunzioni. Le liste d’attesa si allungano, e i territori che si estendono dalla montagna al mare, sono privi dei servizi e dei professionisti di cui hanno bisogno. Questa mancanza di risorse ha anche un impatto sulle grandi apparecchiature (dalle risonanze alle Tac), che funzionano in modo discontinuo e inefficace. Nonostante siano stati stanziati finanziamenti regionali nel 2023, la mancanza di indicazioni chiare da parte della Regione non aiuta un utilizzo efficace di queste risorse.
In sintesi, la situazione nella sanità  pubblica di Udine e provincia richiede un approccio organizzativo più solido e una pianificazione delle assunzioni che sia allineata alla reali esigenze del territorio. Altrimenti, la qualità  dell’assistenza e la salute del personale sanitario rischiano di subire ulteriori compromissioni. 
Andrea Traunero (Fp-Cgil) 
Giuseppe Pennino e Massimo Vidotto (Cisl Fp) 
Fabio Pototschnig (Fials)