«Industria e lavoro, manca un disegno generale»

«Se
vogliamo che l’industria, nonostante i pesanti effetti della crisi
sul nostro tessuto produttivo, continui a essere il traino della
crescita del Friuli Venezia Giulia, c’è la necessità 
improrogabile di un forte impulso alle politiche di investimento
pubblico, volte a rilanciare l’economia e l’occupazione
attraverso interventi mirati a sostegno delle filiere più
strategiche e innovative, nell’edilizia, nelle infrastrutture, nel
turismo. Occorre quindi dotarsi di una politica industriale regionale
che oggi appare priva di un disegno complessivo, di un progetto alto
sul futuro di questa regione, chiamata alla sfida di
preservare e rilanciare il suo cuore manifatturiero in un contesto
globale in cui la competizione è sempre più difficile». Questo uno
dei passaggi forti della relazione con cui il segretario regionale
Villiam Pezzetta ha aperto, di fronte a una platea di 300 delegati,
l’attivo di Zugliano, alla presenza di Maurizio Landini, alla sua
prima visita in regione dopo essere stato eletto, due mesi fa a Bari,
alla guida della Cgil nazionale. «Nella sua legge di bilancio per il
2019 ““ ha aggiunto Pezzetta ““ la Regione ha deciso di ricorrere
al debito, attingendo a prestiti finanziari per circa 300 milioni. Ma
contrariamente a quanto da noi indicato, e cioè di attuare una
politica di forti investimenti mirati, ha scelto di distribuirli su
molte voci, di fatto annacquando il possibile effetto choc
sull’economia che noi avevamo auspicato e sollecitato.
SEGNALI
NEGATIVI.
Le carenze delle politiche economiche nazionali e
regionali, per Pezzetta, «rischiano di aggravare un quadro economico
caratterizzato da nuovi segnali negativi, che fanno vacillare la
timida ripresa incominciata nel 2016 e durata per buona parte del
2018». Il segretario ha ricordato come gli ultimi mesi e le ultime
settimane abbiano visto una crescita di quei segnali anche in Fvg:
«Dal gruppo Kipre alla Nidec, dalla chiusura della Mangiarotti a
Sedegliano alla Dm Elektron, dalla Lavinox e l’intero distretto
pordenonese della componentistica alla situazione ancora difficile di
tanti importanti gruppi del legno-arredo, senza dimenticare i nodi
anche ambientali irrisolti che gravano sul futuro di realtà 
importanti come la Ferriera di Servola, la centrale A2A di Monfalcone
e la stessa Burgo», ha elencato il segretario, riconoscendo alla
Regione «l’impegno profuso nelle singole vertenze, ma dubitando
«che questo avvenga dentro un quadro generale sia sul fronte delle
politiche industriali che su quello delle strategie per il
ricollocamento dei lavoratori coinvolti». Forte, pertanto, l’appello
a «valorizzare le opportunità  offerte dall’autonomia speciale non
solo far ripartire il volano degli investimenti pubblici e privati,
contribuendo al rilancio del manifatturiero, ma anche per fare del
nostro welfare e della nostra pubblica amministrazione un laboratorio
avanzato e un concreto valore aggiunto per i cittadini di questa
regione».
VIA
DELLA SETA.
Un lungo passaggio della relazione è stato dedicato alla
Via della seta, che secondo Pezzetta «può rappresentare una grande
occasione di sviluppo per l’area triestina e per l’intera
regione, alla quale è sbagliato opporsi in modo aprioristico».
Piani di portata così rilevante, ha però rimarcato il segretario,
«devono essere preceduti da accordi stringenti, dentro una cornice
nazionale ma anche europea, che garantiscano un ritorno economico per
il territorio e il rispetto delle leggi, dei contratti, dei trattati
internazionali». L’appello alle forze politiche nazionali e
regionali è di «trovare le soluzioni appropriate, senza perdere
questa opportunità , sfruttando il grande vantaggio dovuto alla
posizione strategica di questa regione e facendo anche in modo che le
merci non siano solo di passaggio, ma trovino un tessuto industriale
capace di trasformarle e distribuirle creando valore aggiunto per il
territorio, dentro a una piattaforma logistica regionale che metta in
rete i porti con gli autoporti di Cervignano, Gorizia e Pordenone».
IL
LAVORO.
Alla politica, per Pezzetta, spetta anche il compito di
«individuare misure per contrastare la perdita di reddito e di
diritti dei lavoratori», nel quadro di un mercato del lavoro dove
l’occupazione torna a crescere, ma peggiora in qualità , nel
livello delle retribuzioni (vedi dati) e anche sotto il profilo della
sicurezza, come dimostra la crescita degli infortuni. Esempio
tangibile dell’espansione del lavoro sotto tutelato è il mondo
degli appalti, una realtà  con un peso stimato, secondo la Cgil, pari
a circa il 15% del Pil regionale. «I lavoratori impegnati in
quest’area sempre più trasversale ““ ha detto Pezzetta ““ sono
la componente più debole del tessuto occupazionale. Per tutelarli
c’è bisogno di arginare la deregulation e di definire una base
comune intangibile e inderogabile di diritti normativi e
contrattuali. Con questo obiettivo abbiamo avviato un confronto con
la Regione e posto le basi per un protocollo sugli appalti pubblici,
che escluda il massimo ribasso dai criteri di aggiudicazione delle
gare, imponga ai committenti il rispetto dei contratti nazionali e
definisca le clausole da rispettare in caso di cambio di appalto: ci
auguriamo che il confronto vada a buon fine».
SOS
RICOLLOCAMENTO.
L’altra emergenza spesso dimenticata è quella dei
disoccupati senza opportunità  immediate di ricollocazione e con
ammortizzatori sociali scaduti o in scadenza. Da qui la critica del
segretario a Confindustria, «che pur denunciando un problema reale,
quello della carenza di lavoratori specializzati, sembra dimenticarsi
di chi perde il lavoro, con il rischio che passi un messaggio
sbagliato, e cioè che la disoccupazione non è più un problema».
La grande sfida del ricollocamento, per Pezzetta, non è legata
soltanto alla ripresa economica, «ma pone anche l’esigenza di un
sistema formativo meno autoreferenziale e capace di rispondere alle
esigenze del tessuto economico regionale e di garantire la formazione
continua e la riqualificazione del personale». A fianco della
formazione e delle politiche attive per il lavoro bisognerà  inoltre
rafforzare le reti e gli strumenti pubblici di protezione e mettere
in rete le esigenze degli enti locali, per individuare nuove
opportunità  e percorsi di ricollocazione e di accompagnamento alla
pensione per i lavoratori in età  avanzata e privi di
specializzazione.
IL
FVG E LE RIFORME.
Oltre ai temi dell’economia e del lavoro,
Pezzetta ha toccato anche quelli delle riforme avviate dalla Giunta
regionale, ribadendo lo scetticismo della Cgil sulle scelte operate
in materia di autonomie locali. ««Se sulla sanità , rispondendo
anche alle nostre sollecitazioni, la Giunta ha deciso di non radere
al suolo quanto fatto nella precedente legislatura, sulle autonomie
locali si è scelto di ripartire da zero. Il risultato che oggi si
parla di tutto, di macro-province, di città  metropolitana, di due
aree vaste, una friulana e una giuliana, ma senza un progetto chiaro
di architettura istituzionale, indispensabile per il rilancio del
nostro territorio, e senza individuare, dopo il dietrofront sulle
Uti, nuovi strumenti capaci di promuovere concretamente processi di
associazione dei comuni», ha dichiarato il segretario, lamentando
«effetti negativi anche sull’attività  di contrattazione sociale
del sindacato con gli enti locali».
PIÙ
PRIVATO IN SANITÀ E SCUOLA REGIONALE, I NO DELLA CGIL
. Se
sull’assetto organizzativo la soluzione individuata dall’assessore
alla Sanità  è in linea con le richieste dei sindacati, la Cgil
guarda con forte preoccupazione all’ipotesi, ventilata da Riccardi,
di un maggiore ricorso ai privati. «Indizi in questo senso ““
secondo Pezzetta ““ erano già  riscontrabili nelle linee di gestione
varate ad inizio anno, che prevedono un taglio secco dell’1% sul
personale, che comporterebbe un taglio o la mancata riconferma di
circa 300 lavoratori. Nell’incontro in programma domani chiederemo
all’assessore se intende perseverare su questa linea, nonostante il
cambio di rotta che si profila a livello nazionale dopo gli ultimi
sviluppi del confronto tra Governo e regioni. Sarebbe una scelta
grave, considerato che anche in Fvg, come altrove, la sanità  sconta
una carenza strutturale dell’organico, ed è solo grazie
all’abnegazione del personale che si sopperisce a tante mancanze».
Altro fronte caldo quello della pubblica istruzione, che vede la Cgil
fortemente critica sull’ipotesi di regionalizzazione della scuola.
«Se l’intenzione è quella di contribuire a far fronte alla
carenza di personale ““ ha affermato Pezzetta ““ un intervento
della Regione non è solo giustificato ma anche auspicabile. Altra
cosa, però, è andare a smantellare il ruolo dello stato come
garante di unità  nazionale nelle politiche dell’istruzione e
nell’accesso alla scuola, magari andando verso forme di
programmazione e di percorsi scolastici differenziati».