“Ammortizzatori, un’incognita sulla ripresa”

Una cinquantina di aziende oltre
i 15 dipendenti alle prese con ammortizzatori di lunga durata, molte delle
quali esposte al rischio di chiusura o di pesanti esuberi. E moltissime altre
piccole o microaziende che non rientrano nella lista, vuoi perché non
sindacalizzate, vuoi perché prive di ammortizzatori, ma che sommate significano
centinaia e centinaia di posti a rischio. Il “censimento” della Cgil Udine
mostra che la crisi è tutt’altro che superata: «Se è vero che il fondo lo
abbiamo già  toccato ““ spiega il neosegretario provinciale Villiam Pezzetta ““ i
segnali di dicono che la risalita sarà  lunghissima, difficile e caratterizzata da
continui alti e bassi».
SOS AMMORTIZZATORI A preoccupare la Cgil è in primo luogo il
ricorso alla cassa integrazione, che resta su livelli sostenuti, sia pure in
calo rispetto allo scorso anno (a livello provinciale
tra gennaio e giugno si è passati da
6,8 a 3,8
milioni di ore, con una riduzione del 34%).
«Se la riforma degli ammortizzatori prevista nell’ambito dei decreti attuativi
del jobs act dovesse prendere la piega che pare stia prendendo ““ spiega
Pezzetta ““ c’è il rischio che molte aziende si trovino senza copertura, in
virtù del forte utilizzo pregresso di Cig e di solidarietà : molto dipende da
come verrà  interpretato, retroattivamente o meno, il quinquennio mobile entro
il quale calcolare i tempi di utilizzo».
LA CASSA. Cassa integrazione e
contratti di solidarietà , secondo i calcoli della Cgil, riguardano attualmente
una platea di quasi 8mila lavoratori in provincia, considerando il totale dei
dipendenti delle aziende con ammortizzatori in corso. «E se il ricorso
effettivo in termini di unità  lavorative a tempo pieno è molto più basso ““
precisa ancora il segretario provinciale della Cgil ““ sono circa 3mila i posti
a rischio in caso di sospensione degli esuberi. Questo, ovviamente, in assenza
di segnali di ripresa più stabili e convincenti di quelli che abbiamo percepito
nella prima metà  di quest’anno, caratterizzata da una situazione che resta
difficile in tutta la filiera della casa, dalle costruzioni fino al
legno-arredo, e da qualche prospettiva migliore per la meccanica, dove non
mancano però i segnali di preoccupazione, anche a causa di un contesto
geopolitico globale che sta frenando la ripresa dell’export».
GIOVANI. Se esportazioni e Pil
mostrano finalmente una tendenza al rialzo, si tratta di una dinamica che
fatica ancora a tradursi in nuove assunzioni. E il mercato del lavoro non
riparte, continuando a lasciare nel limbo migliaia di giovani, le prime vittime
della crisi e di una riforma previdenziale, la legge Fornero, che ha congelato
il turnover generazionale. «Credo che mettere mano alla riforma pensionistica ““
dichiara Pezzetta ““ sia la grande priorità  di questo Paese, perché è evidente
che quella in vigore ha portato troppa rigidità  nel sistema, finendo per
penalizzare tutti, giovani e meno giovani».
RILANCIMPRESA. Guardando invece
alle scelte della Regione, Pezzetta conferma il giudizio positivo della Cgil
sulla legge 3/2015, il cosiddetto Rilancimpresa, «che detta principi giusti ma
dovrà  essere valutata alla prova dei fatti». Per il segretario sarebbe servito
più coraggio nel riordino dei distretti e dei consorzi, «quel coraggio ““
conclude Pezzetta ““ che dovrà  dimostrare soprattutto la classe imprenditoriale,
per ritrovare la voglia di investire, vincendo la doppia scommessa della
ripresa e di un ricambio generazionale ancora troppo lento per molte realtà 
piccole e grandi».