Spav a fine corsa. L’amarezza dei sindacati: “La crisi morde ancora”

Ancora una settimana e la trentennale storia della Spav di Martignacco sarà definitivamente conclusa, 9 mesi dopo la dichiarazione di fallimento da parte del tribunale di Udine. Con il 23 dicembre, infatti, cesseranno ufficialmente l’attività e la cassa integrazione straordinaria per i 73 lavoratori rimasti in forza all’azienda, per i quali si profila quindi la collocazione in mobilità , con una durata di 24 mesi per gli over 50, che costituiscono la grande maggioranza dei dipendenti, 18 mesi per qelli di età compresa tra i 40 e i 50 anni e 12 mesi per gli under 40.
Anche i sindacati sono stati costretti ad alzare bandiera bianca, una volta constatata con il curatore Giuliano Bianco la totale assenza di soluzioni per un recupero produttivo anche parziale, come hanno spiegato oggi Emiliano Giareghi (Fillea-Cgil), Gianni Barchetta (Filca-Cisl) e Massimo Minen (Feneal-Uil) nel corso di un’assemblea, l’ultima, convocata nella sala consiliare del comune di Martignacco, alla presenza dell’assessore alle Politiche sociali Catia Pagnutti. Dietro alla chiusura, hanno detto ancora i sindacalisti, una crisi tutt’altro che finita, soprattutto per il comparto edile, e che renderà particolarmente difficili le prospettive di ricollocamento dei lavoratori, penalizzati anche da un’età media piuttosto elevata. A rendere ancora più incerto il futuro dei dipendenti Spav l’allungamento dell’età pensionabile determinato dalla legge Fornero, che li penalizza anche sul versante previdenziale.
I prossimi passi concordati oggi con il sindacato sono esclusivamente tecnici: l’iscrizione immediata alle liste di collocamento, già dal 24 dicembre, e quindi le pratiche in patronato per le domande di mobilità all’Inps. Con la consapevolezza, hanno anticipato i sindacati, che per ricevere i primi emolumenti ci vorranno come minimo tre mesi. Una conclusione amara, com’è amara la constatazione di una crisi che, hanno commentato i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, «al di là della propaganda di regime morde ancora, a Martignacco, già duramente colpita dalla chiusura della Safilo, come su tutto il territorio della regione».